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grazia di questi magnanimi sovrani.
Rabadash strabuzzò gli occhi, spalancò la bocca in un ghigno simile a
quello di uno squalo e mosse le orecchie in su e in giù (potete imparare a
farlo anche voi, se volete). Era un espediente che a Calormen funzionava
sempre, come Rabadash aveva sperimentato più volte: i coraggiosi tre-
mavano davanti a quelle smorfie, la gente comune cadeva in ginocchio e le
persone più sensibili svenivano. Ma Rabadash non aveva capito che è faci-
le terrorizzare qualcuno solo quando si ha il coltello dalla parte del manico
e si può disporre della vita altrui con una parola. Lì ad Archen le sue boc-
cacce non facevano paura: Lucy temette addirittura che stesse poco bene.
Tu sei un demone gridò il principe prigioniero. Lo so, sei il
demone immondo di Narnia, nemico di tutti gli dèi. Ma non sai chi sono
io, orribile fantasma. Hai davanti un discendente di Tash, l'inesorabile,
l'invincibile. La maledizione di Tash pende sulla tua testa. I suoi strali si
abbatteranno sotto forma di orridi scorpioni. Le montagne di Narnia si ri-
durranno in polvere...
Attento, Rabadash, attento disse quietamente Aslan. Il tuo tra-
gico destino sta per compiersi. È vicino, sempre più vicino. È alla porta,
ormai, e ha sollevato il paletto.
Possano aprirsi i cieli, possa sprofondare la terra, possano il sangue e
il fuoco distruggere il mondo intero, non desisterò dal mio proposito fino a
che non avrò trascinato per i capelli la regina dei barbari dentro il mio pa-
lazzo, quella figlia di cani rabbiosi...
La tua ora è suonata lo interruppe Aslan. Rabadash si accorse con
orrore che l'uditorio era scoppiato a ridere. Non potevano farci nulla, era
più forte di loro, perché mentre Aslan parlava, Rabadash aveva continuato
a dimenare le orecchie, ma quando il leone disse: «La tua ora è suonata»
gli crebbero a dismisura e diventarono sempre più lunghe, oltre a coprirsi
di una peluria grigiastra. Mentre i presenti si chiedevano dove avessero già
visto orecchie simili, il viso di Rabadash cambiò: si fece più lungo e con la
fronte massiccia, gli occhi sempre più grandi, il naso sembrò essere rias-
sorbito nella faccia (o per meglio dire, la faccia scomparve e si trasformò
in un naso enorme), mentre il tutto si copriva di peli. Anche le braccia si
allungarono, fino a che le mani toccarono terra: solo che a ben guardarle
non erano mani, ma zoccoli. Il principe si reggeva su quattro zampe, gli
abiti dissolti nel nulla, circondato dai presenti che ridevano a crepapelle.
Come avrebbero potuto fermarsi, se Rabadash era stato trasformato in un
asino?
La cosa più terribile fu che a trasformazione avvenuta, vale a dire quan-
do il principe ebbe perduto ogni sembianza umana, gli venne meno anche
la parola. Lo sventurato ebbe appena il tempo di dire: Oh, no, un asino
no! Magari un cavallo, al massimo un mulo, ma un asi... iigh... iih... ií-
hòòò!
E adesso ascoltami bene, Rabadash disse Aslan. La giustizia va
di pari passo con la clemenza, perciò non sarai asino per sempre.
A queste parole l'Asino girò le orecchie in avanti e la cosa non poté che
suscitare l'ilarità di re Luni e della corte. Di nuovo, tutti scoppiarono a ri-
dere: avevano cercato di trattenersi, ma posso assicurarvi che era impossi-
bile.
Ti sei appellato a Tash proseguì Aslan e nel tempio di Tash si
scioglierà l'incantesimo. Quest'anno, durante la grande festa d'autunno, do-
vrai recarti al tempio di Tash a Tashbaan, e stare immobile davanti all'alta-
re del dio. Sarà allora che, in suo nome, le sembianze dell'asino lasceranno
il posto a quelle umane e tutti riconosceranno in te il principe Rabadash.
Ma per il resto della tua vita, se ti allontanerai più di quindici chilometri
dal tempio, ti trasformerai di nuovo in asino. Con la differenza che, se que-
sto dovesse accadere, la trasformazione sarebbe irreversibile. In poche pa-
role, rimarresti asino per sempre.
Per qualche istante il silenzio calò nella sala, poi la gente cominciò a
muoversi e a scambiarsi occhiate, come appena svegli da un grande sonno.
Aslan non c'era più, ma l'aria e l'erba soffice del prato erano soffuse di luce
e nei cuori di tutti era la gioia, prova tangibile che non avevano sognato. E
comunque c'era un asino, davanti a loro!
Re Luni, che era il più buono e generoso dei sovrani, vedendo il nemico
ridotto in quelle condizioni sentì sbollire la rabbia.
Principe concluse mi spiace che le cose siano arrivate a questi
estremi. Sei testimone che quanto è accaduto non è imputabile a noi: in
ogni caso ci impegniamo a farti riaccompagnare a Tashbaan per il... ehm...
trattamento che Aslan ti ha prescritto. Confida pure che riceverai tutte le
attenzioni degne di un personaggio del tuo rango. Tornerai a casa nella
migliore delle galere destinate al trasporto del bestiame, e naturalmente ti
saranno offerte le carote più fresche che si trovino nelle nostre terre.
Ma il raglio sordo dell'Asino e il calcione che assestò a una delle guardie
fecero capire al re che l'ospite non aveva gradito le gentilezze che gli ave-
va appena prospettato.
E ora permettetemi di concludere la storia di Rabadash. Egli (o esso) fu
portato a Tashbaan e accompagnato al tempio di Tash, alla grande festa
d'autunno. Lì riprese le sembianze originarie e tornò ad essere uomo. Natu-
ralmente centinaia di fedeli assistettero alla trasformazione e non fu possi-
bile mettere a tacere la cosa. Quando, alla morte del vecchio Tisroc, Raba-
dash venne incoronato al suo posto, divenne il più buono e pacifico re che
il regno avesse conosciuto. Questo perché, non osando allontanarsi più di
quindici chilometri da Tashbaan, non poté partecipare ad alcuna campagna
militare, e visto che era un grande egoista e aveva paura di perdere il trono,
non inviò altri tarkaan al suo posto: temeva che potessero conquistarsi fa-
ma e prestigio a suo danno. Per le piccole province di Calormen fu un toc-
casana, giacché finalmente vissero in pace. I sudditi, per di più, non di-
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