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prime linee di quella scuola della Ragione, che, altrove,
aveva già purificato i paesi, e alla cui mancanza, qui, era
dovuto il profondo sonno e la dispersione della coscien-
za. Si voleva sapere tutto, capire tutto di questa mo-
struosità che, alla luce degli ultimi fatti, appariva Napo-
li; rimuovere la lapide finissima che posava sulla sua
fossa, e cercare se, in quella decomposizione rimanesse
ancora qualcosa di organico. Si pronunciavano per la
prima volta, nella tradizione locale, parole come sesso in
luogo di cuore, sifilide in luogo di sentimento, e ossessio-
ne come ispirazione. Si scopriva non esservi un popolo,
al mondo, infelice come il napoletano, e infelice perché
malato; si cercavano le cause di questa malattia, defini-
vano i modi di questa infelicità, e smontando senz altro
il mito dell allegria, e ravvisando in quelle esistenze, in
quei canti, una convulsa desolazione, il lamento dell uo-
mo perduto nell incanto e l incoscienza della natura, do-
minato e succhiato continuamente da questa madre ge-
losa; incapace ormai di coordinare i propri pensieri,
comandare ai nervi, e muovere un solo passo meno che
barcollante; prendere viva parte alla storia dell uomo,
anziché esserne continuamente oppresso e umiliato: se
ne indicavano le conseguenze e studiavano i sistemi per
liberarlo da una schiavitú cosí grave. Fin dal primo mo-
mento, era stato chiaro che la cultura, intesa come cono-
scenza e quindi coscienza, specchio dove fissare la pro-
pria immagine, fosse il piú indispensabile. Bisognava
rimuovere dall opinione pubblica il mito terribile del
sentimento, chiarendo tutte le alterazioni e deformazio-
ni cui esso aveva condotto l odierna società partenopea;
sottrarre alla sua vista, finché le condizioni generali non
fossero migliorate, i cieli di Di Giacomo e Palizzi, pro-
ponendo e magari imponendo le manifestazioni di
Letteratura italiana Einaudi 95
Anna Maria Ortese - Il mare non bagna Napoli
un arte arida e disperata. Su questo, spiriti profonda-
mente liberali, anche se, taluni, devoti alla fede marxista
(ma non bisogna dimenticare che il comunismo, a Na-
poli, in quegli anni, era un liberalismo di emergenza),
come il Compagnone, il Prunas, il Gaedkens, il La Ca-
pria, il Giglio, il Ghirelli e altri, erano d accordo con ve-
ri e propri militanti, esseri intellettualmente inferiori, e
incapaci di una indipendenza laica, aggrappati all idea
di uno Stato Universale, che avrebbe dovuto sostituire
le diverse Chiese nella reggenza dei popoli. Ma l ansia di
acquistare nuovi aderenti, e anche certo slancio e gene-
rosità propri degli uomini che hanno sofferto a lungo la
solitudine, portava questi funzionari a stringere la mano
a quei rivoltosi, con un sorriso e un silenzio che, da
quelli, venivano interpretati come vera e profonda sim-
patia. E ciascuno dalle sue barricate, questi funzionari
dalla redazione della Voce , e quei giovanetti dalle
stanze di Sud , ch erano in Viale Elena e dietro il corti-
le della Nunziatella , parvero quindi, per qualche tem-
po, lavorare a un medesimo scopo, anche se con mezzi e
linguaggi diversi.
Il Prunas aveva stampato, o si preparava a stampare
su quel giornaletto di sua proprietà, che uscí in sette nu-
meri, ognuno dei quali fu un avventura, e costò vendite
clandestine di oggetti familiari, o pegni, o cambiali, e
spesso collette fra i redattori piú fortunati, il primo sag-
gio in Italia sulla poesia inglese contemporanea; il primo
saggio di Sartre sull Esistenzialismo; le prime pagine di
Cronaca famigliare , di Pratolini; l atroce Cronaca di
Napoli , del Compagnone; certe poesie moderne e allu-
cinate del Gaedkens, ch era un italo-tedesco; e segnalan-
do ora questo o quel nome, scavando o facendo scavare
dai suoi compagni in questo o quel fatto, stato d animo,
ambiente, si batteva per un ritorno della coscienza, un
aprirsi della letteratura verso la cronaca, dove, secondo
lui, era rifugiata la vita; una demolizione di quei miti,
Letteratura italiana Einaudi 96
Anna Maria Ortese - Il mare non bagna Napoli
quelle sovrastrutture, quelle gassose aureole che, con
l andar del tempo, si accumulano intorno a una società,
sformandola. Napoli era piena di questi spettri, che oc-
cupavano i maggiori posti della vita pubblica, mante-
nendo nel terrore, nei lamenti, in un vizio informe, oc-
culto, gli strati meno responsabili della popolazione.
Occorre dire qui che il Prunas non era napoletano. Di
nobile famiglia sarda (alla morte del padre, avrebbe ere-
ditato il titolo di conte), aveva concepito per Napoli un
interesse enorme, la cui caratteristica stava nell essere
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